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La seduta è aperta ( ore 9,32 ). Si dia lettura del processo verbale. SAGGESE , |
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segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 5 |
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marzo. Signor Presidente, chiedo la votazione del processo verbale, previa |
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verifica del numero legale. Verifica del numero legale Invito il senatore |
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Segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero |
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di senatori, mediante procedimento elettronico. (La richiesta risulta |
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appoggiata). Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza |
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mediante procedimento elettronico. (Segue la verifica del numero legale). Il |
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Senato è in numero legale. Ripresa della discussione sul processo verbale |
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PRESIDENTE. Metto ai voti il processo verbale. È approvato. L'elenco dei |
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senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori |
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comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto |
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della seduta odierna. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere |
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effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico. Pertanto |
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decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto |
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dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,37). L'ordine del giorno reca |
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il seguito della discussione del disegno di legge n. 1209. Ricordo che nella |
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seduta antimeridiana del 5 marzo la relatrice ha integrato la relazione scritta |
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e ha avuto luogo la discussione generale. Ha facoltà di parlare la relatrice. |
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Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, se la parte un po' tumultuosa |
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alle mie spalle mi lascia parlare , risponderò al senatore Falanga, che si è |
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molto lamentato di aver dovuto svolgere il proprio intervento in discussione |
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generale prima della scadenza dei termini per la presentazione degli |
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emendamenti. È vero, ma questo naturalmente agevola la relatrice, cioè la |
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sottoscritta, che in tal modo, nella replica, può in buona sostanza prendere |
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posizione e spiegare perché i pareri sugli emendamenti proposti saranno di un |
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determinato segno. Comincerò dall'emendamento 1.1 del senatore Falanga (che |
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peraltro non vedo, è un vero peccato, ma procederò ugualmente). Egli, nel suo |
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intervento in discussione generale, ha insistito nel parlare di un provvedimento |
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sul quale non si era sufficientemente discusso in Commissione. Su questo tema, |
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invece, abbiamo discusso molto in Commissione, e in quella sede il senatore |
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Falanga ha sostenuto una posizione diametralmente opposta a quella di cui agli |
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emendamenti che ha proposto in Aula, ossia di fissare un termine rigido di |
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ventiquattro mesi per la durata del periodo dell'affidamento (vedo adesso |
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davanti a me il senatore Falanga e me ne compiaccio vivamente). Il problema su |
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cui si è concentrata la discussione svolta in Commissione - che è stata molto |
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approfondita, attenta ed assolutamente bipartisan, poiché tutte le forze |
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politiche vi hanno partecipato senza divisioni o preclusioni ideologiche - è |
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incentrato sulla necessità o meno di intervenire su quanto previsto |
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dall'articolo 4 della legge n. 184 del 1983. Questa stabilisce un termine |
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ordinatorio di ventiquattro mesi per la durata dell'affidamento, ma in casi |
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particolari concede al giudice la possibilità di un suo prolungamento. Molti |
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degli emendamenti presentati dal senatore Falanga hanno esattamente questo |
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scopo: stabilire un termine rigido, ventiquattro mesi e non di più. Dovrò dare |
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parere contrario a questi emendamenti, così come ho fatto in Commissione, perché |
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proprio in quella sede abbiamo ragionato sul fatto che ci debba essere una |
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discrezionalità nel fissare questo periodo, in quanto i casi personali ed umani |
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sono diversi. Il giudice deve avere la libertà di valutare la situazione del |
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minore nel suo superiore interesse. Se mi perdonate la citazione disneyana, se |
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la carrozza diventa zucca allo scadere del dodicesimo rintocco della mezzanotte, |
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non è che un affidamento che va bene fino al ventiquattresimo mese, |
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improvvisamente diventa il male assoluto al venticinquesimo. Ribadisco che deve |
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essere valutato ciò che è il superiore interesse del minore. Il senatore Falanga |
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ha suscitato inoltre un problema che esiste rispetto al tema che riguarda |
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l'articolo 6. Vorrei spiegare di che cosa si tratta. L'articolo 6 della legge n. |
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184 fissa i requisiti che una coppia deve possedere per poter accedere |
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all'adozione, che consistono, in buona sostanza, nel fatto che sia una coppia |
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coniugata, anche con una stabilità di rapporto e che sussista una determinata |
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differenza d'età fra la famiglia che adotta e il minore che viene adottato. Il |
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senatore Falanga aveva posto il problema, ma non ha trasformato questo suo |
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dubbio in un emendamento, altri invece lo hanno fatto, proponendo che sia |
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soppresso il riferimento ai requisiti di cui all'articolo 6 nel disegno di legge |
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di cui oggi ci occupiamo. Ebbene, io invito al ritiro degli emendamenti che |
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vertono su questo punto, e spiego perché. Sono personalmente convinta che la |
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legge n. 184 del 1983 su affidi e adozioni abbia bisogno di un tagliando e che |
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debba essere rivista perché - mi rivolgo al senatore Uras, che ha svolto in |
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discussione generale un intervento toccante dal punto di vista umano - è passato |
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molto tempo e sicuramente i requisiti devono essere rivalutati. Io invito tutti |
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i colleghi ad affrontare questa discussione in modo approfondito, cercando di |
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riflettere sulla necessità o meno di cambiare i requisiti: ad esempio, se siamo |
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sicuri, come prevedeva un emendamento presentato dal senatore Uras, che il |
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requisito dell'età debba passare dagli attuali quarantacinque anni ai |
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cinquant'anni. Su questo tema non ci sono direttive per così dire governative, |
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quindi affrontiamolo laicamente, confrontiamoci con le associazioni, con i |
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giudici che si occupano di minori, vediamo se realmente quei requisiti di cui |
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all'articolo 6 hanno bisogno di essere cambiati, ma facciamo una riforma |
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organica e non usiamo questo provvedimento, che ha un altro obiettivo, cioè |
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quello di preservare la continuità affettiva dei minori in stato di affidamento, |
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per scardinare altre cose. Preservare la continuità affettiva dei minori in |
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stato di affidamento è la ragione per cui dobbiamo sottolineare comunque |
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l'importanza dell'affido. Non può essere snaturato l'istituto dell'affido, non |
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può essere trasformato in una sorta di corsia privilegiata, di prenotazione del |
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minore da adottare. L'affido disciplinato dagli articoli 4 e 5 della legge n. |
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184 è uno straordinario dono di sé che le famiglie affidatarie fanno: esse |
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assicurano ai bambini in difficoltà un luogo sicuro in cui crescere, ma lo fanno |
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con assoluta generosità, perché l'obiettivo è che quel bambino o quella bambina |
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torni a casa sua. Di conseguenza, non possiamo trasformarlo in un mezzo per |
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svicolare dalle norme sull'adozione, prenotare quel minore e tenerselo come |
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figlio, perché vorrebbe dire che abbiamo completamente stravolto l'obiettivo |
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dell'affidamento. L'affidamento è prezioso per la gratuità del dono delle |
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famiglie affidatarie, ma soprattutto per i minori, nel loro superiore interesse, |
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perché l'obiettivo principale è che il minore torni a casa, non che trovi una |
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seconda famiglia. Ci sono però situazioni in cui questo non è possibile. È |
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possibile che qualche volta il bambino non possa tornare a casa, e allora cosa |
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ne facciamo? Se è possibile, se quella famiglia ha i requisiti di cui |
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all'articolo 6, allora è giusto che il bambino resti lì. È a questo che serve |
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questo disegno di legge, a dare la possibilità alle famiglie affidatarie, in una |
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situazione di prolungato affidamento, di presentare la domanda di adozione. Si |
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preserva la continuità affettiva, perché l'obiettivo principale è sempre e |
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soltanto il superiore interesse del minore. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il |
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rappresentante del Governo. Signor Presidente, signori senatori, ringrazio la |
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relatrice, senatrice Filippin, per aver toccato tutti i punti del provvedimento. |
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Anche il Governo vuole evidenziare in quest'Aula l'importanza e l'equilibrio |
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raggiunto nel testo base, che affronta tutte le questioni. La stella polare che |
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ha guidato la Commissione giustizia, che ringrazio, e che il Governo ha seguito |
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è stata proprio quella di porre al centro l'interesse del minore. Quindi, oggi, |
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in questa sede, legiferiamo per rafforzare l'interesse del minore, per |
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salvaguardare l'equilibrio tra i vari passaggi e istituti giuridici che nel |
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nostro ordinamento hanno un significato determinato e sono ben distinti e la cui |
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distinzione oggi vogliamo accentuare non per snaturare l'altro istituto, ma per |
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rafforzarlo, delineandone i confini e creando anche una certa continuità. Oggi |
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l'affidamento è un passaggio centrale che va sottolineato perché, sempre |
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nell'interesse del minore, è il momento che aiuta non solo a curare il minore |
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contribuendo alla crescita dei suoi affetti, ma anche a tenere un collegamento |
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essenziale con la famiglia di origine. Quindi, la famiglia di origine durante |
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l'affidamento occupa una posizione centrale accanto alla famiglia affidataria e |
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insieme devono fare squadra tenendosi in contatto nell'interesse del minore. |
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Questo è quanto vuole recepire questo testo. Al tempo stesso però, qualora poi |
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non fosse più possibile il ritorno del minore nella famiglia di origine, si |
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cerca di valorizzare il ruolo della famiglia affidataria, che è stato centrale e |
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importante nel percorso di crescita del minore, al momento dell'adozione. |
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Pertanto, una volta superato il periodo dell'affidamento, se non è più possibile |
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il rientro nella famiglia di origine, si cerca di garantire il ruolo della |
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famiglia affidataria nel procedimento di adozione. Questo è lo spirito condiviso |
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dal Governo, che è contrario a porre in essere atteggiamenti rigidi perché su |
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questa materia non si può procedere con delle rigidità. Infatti, proprio perché |
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le situazioni cambiano da caso a caso, nell'interesse del minore non si possono |
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fissare paletti troppo rigidi. Occorre consentire da un lato all'autorità |
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giudiziaria, nel rapporto con i servizi sociali, un confronto costruttivo e un |
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dialogo in cui ciascuno mantenga la propria autonomia e libertà di valutazione, |
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senza porre - ripeto - rigidità cui il Governo è contrario; dall'altro lato |
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anche in termini di tempo non ci possono essere rigidità, perché vi possono |
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essere situazioni che richiedono un periodo limitato di affidamento e altre che |
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necessitano di un prolungamento. Pertanto, anche su questo aspetto è opportuno |
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lasciare agli operatori e alla magistratura la possibilità di valutare caso per |
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caso. Il Governo quindi vuole segnalare che l'affidamento familiare comporta la |
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raccolta di disponibilità da parte di famiglie non originariamente orientate |
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verso l'adozione. Quindi è anche un modo per mettersi a disposizione del minore |
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per poi eventualmente maturare un convincimento che potrebbe rivelarsi utile |
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nella fase di adozione, una volta dichiarato lo stato di adottabilità. |
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L'istituto dell'affidamento mira a garantire al minore un ambiente sereno ed |
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idoneo durante il tempo necessario alla sua famiglia biologica per ricostruire |
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le condizioni per riaccoglierlo; la famiglia affidataria deve collaborare in |
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questo progetto, favorendo i rapporti tra il bambino e la sua famiglia. Un |
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progetto adottivo presente fin dall'inizio dell'accoglienza rischia fortemente |
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di pregiudicare il compito assegnato dalla legge agli affidatari. Occorre quindi |
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che questo passaggio ci sia; tuttavia, superato questo, è giusto che si affermi |
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una priorità e si consenta alla famiglia affidataria di continuare questo |
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percorso. Pertanto, no alle rigidità e sì alle elasticità, guidate però con |
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degli istituti che siano ben delineati e rafforzati. Comunico che sono pervenuti |
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alla Presidenza - e sono in distribuzione - i pareri espressi dalla 1ᵃ e dalla |
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5ᵃ Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che |
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verranno pubblicati in allegato al Resoconto della seduta odierna. Passiamo |
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all'esame dell'ordine del giorno G100, su cui invito la relatrice ed il |
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rappresentante del Governo a pronunziarsi. Signor Presidente, il contenuto |
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dell'ordine giorno è assolutamente condivisibile, sia nelle premesse, sia nelle |
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sue conclusioni. Al fine di esprimere un parere positivo, chiedo però che venga |
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riformulato nel seguente modo: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di». |
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PRESIDENTE. Senatrice Mussini, accetta la proposta di riformulazione avanzata |
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dalla relatrice? Accetto la proposta riformulazione perché il tema è troppo |
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importante. Tuttavia, siccome è capitato molte volte che l'ordine del giorno |
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venisse ignorato (sia che si trattasse di un impegno forte, che di un impegno a |
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valutare), chiedo veramente che ci sia da parte di tutti - del Governo, in |
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primis - la sensibilità per garantire (soprattutto con gli strumenti che oggi |
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vengono messi a punto all'interno del Ministero del lavoro) quello che la |
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relatrice stessa ha detto dover rimanere l'obiettivo principale, cioè che la |
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famiglia venga messa nelle condizioni di poter riavere il proprio bambino. |
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PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del |
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giorno, così come riformulato. Il Governo è favorevole all'ordine del giorno, |
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nel testo riformulato. Desidero solo aggiungere che presso il Ministero del |
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lavoro e delle politiche sociali, che ha la delega anche sulle pari opportunità, |
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è stato istituito un Osservatorio sui minori. Ci sono dei gruppi di lavoro |
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proprio a ciò dedicati; il primo è indirizzato al tema del sostegno per la |
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genitorialità. Grazie a questo Osservatorio, già istituito, si stanno studiando |
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alcune misure. Ne parlo per evidenziare la sensibilità di questo Governo sul |
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tema dell'aiuto ad essere genitori e, quindi, della genitorialità. L'altro |
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gruppo di lavoro (anch'esso già istituito presso il Ministero del lavoro) |
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riguarda un sostegno alla povertà, e si propone di aiutare chi non è in |
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condizioni economiche tali, a volte, da poter svolgere questo ruolo. Mi |
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riferisco a chi è impedito a svolgere questo ruolo a causa della povertà. Il |
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Governo dunque è già presente sul tema. Ci tenevo a segnalare queste iniziative. |
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Ad ogni modo, ben venga questo ordine del giorno, perché consentirà al Governo |
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di approfondire ulteriormente questi temi, nei quali crede. Signor Presidente, |
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condividiamo totalmente lo spirito, l'inquadramento e l'impostazione dell'ordine |
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del giorno G100. Infatti, se l'obiettivo primario è veramente poter ricostruire |
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il nucleo originario della famiglia, è proprio la famiglia originaria che va |
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aiutata. Abbiamo visto più volte che nelle comunità familiari gli affidamenti |
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hanno costi sociali esorbitanti, arrivando anche a 3.000 euro al mese per |
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ragazzo minore affidato. Possiamo pensare che, con la minima parte di queste |
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cifre di aiuto alla famiglia, si potrebbero mettere effettivamente i nuclei |
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originari in condizione (se non lo erano) di poter provvedere all'accudimento, |
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alla formazione e a quant'altro dei propri figli. La Presidenza ne prende atto. |
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Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G100 (testo 2) non verrà |
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posto ai voti. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo |
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proposto dalla Commissione. Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono |
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stati presentati emendamenti, che invito i presentatori ad illustrare. Signor |
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Presidente, gli emendamenti che ho proposto convergono tutti verso l'obiettivo |
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di limitare, ovvero di predeterminare, la durata dell'affidamento (senatrice |
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distratta Filippin, io l'ho ascoltata quando ella ha parlato di me, adesso |
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vorrei che lei mi ascoltasse). Solo l'ultimo emendamento dà un suggerimento |
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meramente tecnico. Infatti, a questo disegno di legge avete dato come titolo: |
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«Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozioni (...)», ma |
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poiché la norma prevista non interviene affatto a modificare l'istituto |
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dell'adozione, bensì quello dell'affidamento, con l'emendamento Tit.101 vi ho |
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sommessamente suggerito di modificare il titolo del provvedimento in: «Modifiche |
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alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento di minori». Insisto |
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ancora affinché si affermi una durata predeterminata del periodo di affidamento |
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per evitare la confusione tra i due istituti. L'istituto dell'affidamento, |
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infatti, vede la famiglia affidataria, ovvero il soggetto affidatario (perché |
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anche un single può essere soggetto affidatario di un minore) a fianco della |
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famiglia di origine con un ruolo di sostegno al minore per garantire un |
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recupero, se si tratta di un recupero, o comunque, nel periodo di difficoltà |
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della propria famiglia di origine, per garantire che il minore venga cresciuto, |
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educato e accudito in sostituzione della famiglia di origine, in vista, |
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comunque, di un ritorno del minore nella famiglia di origine. Questo è il punto: |
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il giudice che dispone l'affidamento di un minore deve compiere un'operazione |
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elementare, semplice, di presunzione. Il giudice, cioè, deve prevedere se la |
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famiglia d'origine del minore potrà, in tempi brevi, dare nuovamente al minore |
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quell'assistenza di cui il minore necessita. Nell'ordine del giorno della |
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senatrice Mussini, che io condivido, direi quasi che sono stati tipizzati i casi |
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in cui il giudice deve procedere all'affidamento: la carcerazione di uno dei |
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genitori o di entrambi o un momento di separazione e di disgregazione della |
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famiglia d'origine. Sono casi in cui il giudice deve prevedere che per un |
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determinato periodo di tempo il minore avrà bisogno di un soggetto affidatario |
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che lo sostenga. Ecco perché propongo di evitare il prolungato periodo di |
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affidamento. In discussione generale vi ho citato casi in cui gli affidamenti si |
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sono prolungati per quindici anni: noi non possiamo non operare una netta, |
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decisa e convinta distinzione tra l'istituto dell'affidamento e l'istituto |
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dell'adozione. Ecco quindi che ho chiesto, con l'emendamento 01.1, che il |
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soggetto che chiede l'affidamento del minore deve dichiarare la sussistenza dei |
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presupposti previsti dall'articolo 6 della legge n. 184. È evidente, infatti, |
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che se un minore viene affidato ad un soggetto o comunque ad una famiglia che |
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non ha i requisiti previsti dall'articolo 6, noi possiamo scrivere le favole più |
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belle del mondo e dire che il giudice deve tener conto dei legami affettivi, ma |
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in assenza dei suddetti requisiti è inutile: il giudice, per quanto ne voglia |
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tener conto, ha davanti una barriera, lo scoglio dell'impossibilità di procedere |
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all'adozione di quel minore da parte di quei soggetti affidatari. Io voglio |
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responsabilizzare il giudice. Credo che i giudici abbiano la possibilità, le |
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capacità, la saggezza e l'equilibrio per poter assumere questa responsabilità. |
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Io do in affidamento un minore, quando ho la certezza che quest'ultimo potrà |
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sicuramente ritornare nella famiglia di origine, salvo casi eccezionali. Ma, nel |
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momento in cui abbiamo visto, con l'esperienza dei casi in corso in questi anni |
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sulla base dell'attuale norma, che questa incertezza della durata |
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dell'affidamento ha comportato che l'affidamento stesso si sia protratto per |
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sedici anni, si è realizzata di fatto un'adozione, in violazione dei requisiti |
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che sono richiesti dall'istituto dell'adozione per poter adottare un minore. |
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Senatrice Filippin, ha trovato in qualche modo contraddittori rispetto a quanto |
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da me asserito in Commissione alcuni emendamenti che ho sottoscritto. Per la |
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verità, a differenza di lei e di altri, ho la capacità di modificare i miei |
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convincimenti sulla base di osservazioni che mi vengono da altri. Presto molta |
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attenzione ai suggerimenti che mi vengono dai miei interlocutori e |
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frequentemente si verifica anche che, se il mio interlocutore è intelligente ed |
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afferma cose condivisibili, io veda il mio pensiero modificato. Lei sa bene che |
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gli emendamenti che ho fatto miei erano di mano e di mente diversa; erano |
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infatti della senatrice Alberti Casellati, che io stimo molto anche sul piano |
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scientifico, perché in materia è particolarmente attenta e preparata. La |
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senatrice Alberti Casellati aveva immaginato questa norma, mi ha convinto e |
|
quindi ho fatto miei questi emendamenti. Non si tratta di cadere in |
|
contraddizione: semplicemente, a differenza sua o di altri, se qualcuno mi |
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convince nell'interesse preminente, in questo caso del minore (quindi capisce |
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quanta attenzione dobbiamo prestare all'argomento), modifico il mio pensiero. |
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Lei probabilmente no, ma io sì. Per concludere, signor Presidente, sul termine |
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prefissato di due anni per l'affidamento io ribadisco il mio convincimento circa |
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l'opportunità che il giudice, nel momento in cui dichiara affidato un bambino a |
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terzi (cioè ad altri soggetti), preveda il periodo dell'affidamento. Infatti, se |
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non vi è la possibilità del recupero, trascorso un tempo limitato di |
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affidamento, allora il giudice deve procedere all'adozione e al decreto di |
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adottabilità. È chiaro che, così facendo, si elimina quella confusione per cui i |
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due istituti che, comunque sia e per quanto ci sforziamo di tenere distinti (qui |
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comprendo ed apprezzo lo sforzo della senatrice Filippin), vanno necessariamente |
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l'uno a fianco all'altro, per la loro natura e per la loro funzione sociale; e |
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spesso può capitare che si confondano l'uno con l'altro, anche nel |
|
convincimento, anche nel rapporto, anche nel legame affettivo. Il genitore cui |
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viene affidato un bambino, dopo dieci anni, si è convinto che quello è suo |
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figlio - credetemi - ed è un bene che sia così per il minore. Il minore che |
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viene affidato per un periodo limitato di tempo deve sapere che egli è ospite in |
|
quella famiglia in quanto da essa accudito e sostenuto, ma che la sua famiglia è |
|
un'altra. Il minore che viene adottato, invece, deve entrare nella famiglia |
|
nella veste di figlio, sentirsi figlio e sentire padre e madre i due genitori |
|
che l'hanno adottato. Per queste considerazioni, insisto perché vengano |
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approvati i miei emendamenti ed intanto chiedo alla senatrice Mussini di poter |
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sottoscrivere il suo ordine del giorno, che nei contenuti posso dire di |
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condividere. Signor Presidente, ho presentato alcuni emendamenti che sono basati |
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su un concetto: la legge in vigore, molta parte del cui testo resta immutato |
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anche qualora il disegno di legge in esame fosse approvato, distingue in modo |
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radicale l'affidamento dall'adozione. L'affidamento - e non lo afferma |
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un'opinione, bensì l'articolo 5 della legge n. 184 del 1983 - non è un'adozione |
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provvisoria, non è un atto prodromico all'adozione o un suo succedaneo: è parte |
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di un progetto volto, ove possibile, a ripristinare le condizioni tali per cui |
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il minore può ritornare nella sua famiglia di origine. La famiglia affidataria |
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dovrebbe essere, anzi, è il principale ma non l'unico protagonista di questo |
|
progetto, oltre naturalmente al minore. Per questo, fin dall'inizio la famiglia |
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affidataria dovrebbe essere cosciente di questa differenza: non deve |
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precostituire le condizioni perché questo affidamento diventi stabile ovvero |
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diventi un'adozione, ma dovrebbe fare esattamente l'opposto. Per queste ragioni |
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è opportuna la distinzione ora vigente tra l'affidamento e l'adozione. |
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L'articolo 5 della legge n. 184, al comma 2, afferma che: «Il servizio sociale, |
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nell'ambito delle proprie competenze, su disposizione del giudice ovvero secondo |
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le necessità del caso, svolge opera di sostegno educativo e psicologico, agevola |
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i rapporti con la famiglia di provenienza ed il rientro nella stessa del minore, |
|
secondo le modalità più idonee avvalendosi anche delle competenze professionali |
|
delle altre strutture (...)». Il comma 1 dello stesso articolo stabilisce anche |
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che l'affidatario deve tener conto delle indicazioni dei genitori della famiglia |
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di provenienza, naturalmente ove possibile, ove questi ci siano, ma se non ci |
|
fossero non ci sarebbe un affidamento bensì un'adozione. La legge stabilisce |
|
anche che l'affidamento dovrebbe avere un termine massimo di ventiquattro mesi, |
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prorogabile solo in gravi casi. Tuttavia, quanti operano realmente in questo |
|
settore ci dicono che in realtà il termine di ventiquattro mesi viene ritenuto |
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minimo anziché massimo; di solito in quei ventiquattro mesi non c'è alcun reale |
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tentativo di reinserimento nella famiglia di origine e la proroga viene fatta in |
|
modo quasi automatico, tanto che si hanno casi di affidamento di quattro, sei, |
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sette o otto anni. È chiaro che dopo un periodo così lungo viene a crearsi |
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inevitabilmente un rapporto tale per cui in questo senso diventa opportuno |
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l'inserimento del capoverso 5- bis che fa sfociare quasi naturalmente in |
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adozione ciò che è affidamento. Bisognerebbe applicare la legge in vigore oggi e |
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continuare ad applicarla: il termine di ventiquattro mesi dovrebbe essere |
|
rispettato, ma il progetto che dovrebbe essere elaborato dai servizi sociali |
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nella maggior parte dei casi non c'è. E non c'è per una serie di ragioni: perché |
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questo progetto richiederebbe e presupporrebbe una continuità nel personale dei |
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servizi sociali, che spesso non c'è. Ci sono delle supplenze, dei trasferimenti, |
|
degli spostamenti e degli avanzamenti di carriera, per cui in questo arco di |
|
tempo, che dovrebbe durare al massimo due anni, se il bambino e la famiglia |
|
affidataria avessero rapporti con i servizi sociali lo avrebbero con una serie |
|
di persone diverse, la cui efficienza e buona volontà (che peraltro non possiamo |
|
dare per scontate, perché sono esseri umani anche loro) sarebbero comunque |
|
insufficienti a supplire al continuo ricambio. Ci troviamo in una situazione per |
|
la quale, visto che la legge oggi non è applicata (e sarà applicata ancora meno, |
|
se approveremo queste norme), finiamo col prendere atto di questa mancata |
|
applicazione. L'affidamento dovrebbe essere totalmente diverso dall'adozione, e |
|
non perché sia una misura di serie B. È un gesto nobilissimo quello delle |
|
famiglie che accettano dei bambini in affidamento, così come quello delle |
|
famiglie che li accettano in adozione, ma tale istituto dovrebbe essere |
|
disgiunto dall'adozione. È la stessa differenza che intercorre tra l'insegnante |
|
e la famiglia. Sono due istituti diversi. L'insegnante deve prendersi la massima |
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cura dei ragazzi che gli sono affidati, come deve fare l'affidatario, ma non |
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sono suoi figli e non lo diventeranno. Ma come dice la legge, giustamente, nelle |
|
parti che non vengono modificate, l'affidamento dovrebbe fare esattamente |
|
l'opposto dell'adozione e prevedere un progetto che consenta a questi bambini di |
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ritornare nelle loro famiglie originarie. Vogliamo poi dire due parole |
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sull'articolo 403 del codice civile e sul fatto che un impiegato dei servizi |
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sociali, senza che il magistrato c'entri in alcun modo, magari un assistente |
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sociale supplente, decide che dei bambini non vivono in un ambiente familiare |
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adatto (magari perché la casa non è sufficientemente pulita e comoda)? Questi |
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bambini vengono prelevati a scuola, perché i genitori non li vedano e loro non |
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vedano i genitori, portati in un luogo lontano dalla loro residenza, e quindi |
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strappati alla loro famiglia, alla loro scuola e poi dati in affidamento a |
|
qualcuno. È chiaro che dopo un trauma di questo genere il problema emerge. Ma |
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non dovremmo piuttosto intervenire su ciò che sta alla radice, cioè |
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sull'articolo 403 del codice civile, prima di intervenire sulle conseguenze? |
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Quando parliamo di bambini in affidamento, noi parliamo col cuore e, al pensiero |
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di avere in affidamento un bambino, siamo d'accordo sul fatto che ci si |
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affezioni dopo dieci minuti. Figuriamoci quindi dopo due anni, quattro o sei, |
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che è il termine fino al quale spesso, illegalmente, viene protratto |
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l'affidamento. E qual è l'origine di questo affidamento? Il fatto che questi |
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bambini vengono portati via, rapiti in una scuola, senza che i genitori vengano |
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neanche informati su dove si trovino. E magari questi genitori hanno la sola |
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colpa di non avere una casa che i servizi sociali ritengano adeguata, senza |
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magari averla mai vista. Forse sarebbe meglio avere un po' più di cautela e |
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guardare all'insieme del provvedimento senza limitarci a dire: gli affidatari si |
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sono affezionati ai bambini, perciò lasciamoli a loro. La seduta è aperta (ore |
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9,32). Si dia lettura del processo verbale. CARBONE, segretario, dà lettura del |
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processo verbale della seduta del giorno precedente. PRESIDENTE. Non essendovi |
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osservazioni, il processo verbale è approvato. L'elenco dei senatori in congedo |
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e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni |
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all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta |
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odierna. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro della giustizia |
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sull'attuale situazione nelle carceri». Ha facoltà di parlare il ministro della |
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giustizia, onorevole Bonafede. Signor Presidente, come è noto, a partire dal 7 |
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marzo si sono verificati gravi disordini in numerose carceri di tutta Italia. |
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Senza usare giri di parole, gli eventi hanno riguardato trasversalmente quasi |
|
tutte le Regioni d'Italia, declinandosi in maniera differente nei singoli casi. |
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Possiamo dire, infatti, che in alcune città, come per esempio Treviso, Torino, |
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Rovigo e Potenza, si è trattato di manifestazioni di protesta senza danni, |
|
mentre in altri casi, come per esempio a Modena, Napoli e Foggia, si è trattato |
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di vere e proprie rivolte, durate ore, che hanno portato anche a drammatiche |
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conseguenze. Permettetemi innanzitutto di ringraziare la Polizia penitenziaria e |
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tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria , perché ancora una volta |
|
stanno dimostrando professionalità, senso dello Stato e coraggio |
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nell'affrontare, mettendo a rischio la propria incolumità, situazioni molto |
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difficili e tese, in cui ciò che fa la differenza è spesso la capacità di |
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mantenere i nervi saldi, la lucidità e l'equilibrio nell'intuire e scegliere in |
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pochi istanti la linea di azione migliore per riportare tutto alla legalità. Mi |
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piace sottolineare che in tutti i casi più gravi le istituzioni si sono |
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dimostrate compatte: magistrati, prefetti, questori e tutte le Forze dell'ordine |
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sono intervenuti senza esitare, rendendo ancora più determinato il volto dello |
|
Stato di fronte agli atti delinquenziali che si stavano consumando. Vorrei |
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soffermarmi un attimo su questo punto. Fuori dalla legalità e addirittura nella |
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violenza non si può parlare di protesta; si deve parlare semplicemente di atti |
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criminali. Lo dico anche per sottolineare che le immagini dei disordini e gli |
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episodi più gravi sono ascrivibili a una ristretta parte dei detenuti. La |
|
maggior parte di essi, infatti, ha manifestato la propria sofferenza e le |
|
proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza. Il tempo che |
|
mi è concesso non mi consente di riferire nel dettaglio dei singoli casi in ogni |
|
città, pertanto trasmetterò in data odierna una relazione dettagliata del |
|
Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, relazione che comunque non può |
|
essere considerata definitiva, visto che la ricostruzione degli eventi, le cause |
|
e le relative conseguenze sono tutt'ora in fase di accertamento. Si tratta di |
|
fatti che, tra l'altro, sono all'attenzione della magistratura. Ritengo comunque |
|
opportuno informare adesso il Parlamento sul caso di Foggia, precisando che si |
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tratta di informazioni emerse dalle prime relazioni di servizio e che |
|
chiaramente verranno approfondite sotto ogni aspetto. A Foggia il 9 marzo 2020, |
|
intorno alle ore 9,40, alcuni detenuti hanno cominciato la rivolta appiccando il |
|
fuoco a lenzuola e materassi e danneggiando suppellettili all'interno delle |
|
camere di pernottamento, attivando l'intervento della polizia penitenziaria. Nel |
|
frattempo, un numero consistente di altri detenuti, circa 200, in quel momento |
|
presenti nei cortili di passeggio a colloquio con il comandante, in massa |
|
imboccavano il corridoio verso l'uscita dei reparti. Durante il percorso |
|
forzavano i cancelli tra le sezioni favorendo l'uscita di altri detenuti e, dopo |
|
un tentativo di raggiungere la direttrice, nel frattempo sopravvenuta, tentativo |
|
fallito grazie all'intervento della polizia penitenziaria, proseguivano nella |
|
loro azione scardinando il cancello interno della porta carraia, riuscivano a |
|
vincere le resistenze della polizia penitenziaria e si portavano fuori dalle |
|
mura perimetrali dell'istituto in 72. Successivamente, grazie al lavoro |
|
congiunto della polizia penitenziaria e delle altre Forze dell'ordine, |
|
tempestivamente allertate, 56 di loro sono stati riportati in carcere. Allo |
|
stato risultano latitanti 16 detenuti, che erano soggetti al regime di media |
|
sicurezza. Risultano gravi danni strutturali. Il bilancio complessivo di queste |
|
rivolte è di oltre 40 feriti della polizia penitenziaria, a cui va tutta la mia |
|
vicinanza e l'augurio di pronta guarigione, e purtroppo di 12 morti tra i |
|
detenuti, per cause che, dai primi rilievi, sembrano per lo più riconducibili |
|
all'abuso di sostanze sottratte alle infermerie durante i disordini. Tali |
|
vicende si collocano all'interno della drammatica emergenza che sta sottoponendo |
|
il Paese a una prova durissima ed è evidente che tanti detenuti siano |
|
effettivamente preoccupati, soprattutto in condizioni di sovraffollamento, |
|
dell'impatto del coronavirus sulla propria salute e sulle condizioni detentive. |
|
È bene chiarire che, fin dalle prime avvisaglie dell'epidemia, il Dipartimento |
|
dell'amministrazione penitenziaria si è mosso per salvaguardare la salute e la |
|
sicurezza di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere. Con la prima nota |
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del 22 febbraio 2020 si disponeva l'esonero di tutti gli operatori penitenziari |
|
residenti o dimoranti nei Comuni del primo cluster da recarsi in servizio presso |
|
le rispettive sedi; il divieto di ingresso per chiunque (personale esterno, |
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insegnanti, volontari, familiari, per fare alcuni esempi) provenisse da quei |
|
territori; la sospensione delle traduzioni dei detenuti da e verso gli istituti |
|
penitenziari dei provveditorati di Torino, Milano Padova, Bologna, Firenze; la |
|
costituzione di un'unità di crisi per il monitoraggio dell'andamento del |
|
fenomeno e delle informazioni relative ai casi sospetti o conclamati e per |
|
l'adozione tempestiva delle conseguenti iniziative. Il 25 febbraio si procedeva |
|
all'inoltro della circolare del Ministero della salute a tutte le articolazioni |
|
dell'amministrazione penitenziaria, invitando i provveditori e i direttori |
|
locali a contattare le unità sanitarie locali per uniformarsi alle direttive e |
|
adeguare il contesto penitenziario di riferimento; a predisporre negli istituti |
|
spazi dove allocare eventualmente i detenuti per consentire l'eventuale fase di |
|
isolamento nei casi di sospetto contagio; a interloquire con le autorità |
|
giudiziarie competenti per concordare le modalità di eventuali traduzioni per |
|
motivi di giustizia, valutando anche la possibilità di garantire la presenza del |
|
detenuto con il supporto della videoconferenza. Si segnala, inoltre, la |
|
particolare attenzione da porre rispetto ai detenuti provenienti dall'esterno, i |
|
cosiddetti nuovi giunti, predisponendo delle piccole tensostrutture da dedicare |
|
al cosiddetto pre -triage. Attualmente sono 83 le tensostrutture ed è stata |
|
richiesta la fornitura, per le Regioni Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo, di |
|
ulteriori 14 tende. Veniva infine fatta richiesta ai provveditorati di |
|
individuare il fabbisogno relativo ai dispositivi di protezione, con particolare |
|
riferimento a tutto il personale che svolge servizi operativi o attività che |
|
possano comportare esposizione diretta al contagio; rilevazione che veniva |
|
inviata al comitato operativo della Protezione civile il 28 febbraio. Nel |
|
frattempo, con la nota del 26 febbraio 2020, si richiedeva ai direttori degli |
|
istituti penitenziari di avviare una capillare attività di informazione e di |
|
sensibilizzazione della popolazione detenuta, perché fosse informata e potesse |
|
condividere eventuali disposizioni da adottare, soprattutto con riferimento alla |
|
temporaneità delle stesse, per limitare le occasioni di possibile contagio o |
|
comunque lo sviluppo e la diffusione del virus all'interno degli istituti. Si |
|
tratta di atti amministrativi poi confluiti nei più noti e recenti decreti-legge |
|
del 2 marzo 2020, n. 9, e del 9 marzo 2020, n. 14. È opportuno ricordare che |
|
quest'ultimo, tra le misure a tutela della salute dei detenuti, annovera, per un |
|
periodo di quindici giorni, una limitazione dei colloqui con i congiunti o con |
|
altre persone cui hanno diritto i detenuti, stabilendo al contempo un'estensione |
|
- ove possibile e anche oltre i limiti - dei colloqui a distanza. Si tratta di |
|
un tempo tecnico necessario per affrontare tutte le cautele per consentire una |
|
pronta ripresa dei colloqui familiari. Proprio ieri è arrivata la prima |
|
fornitura di circa 100.000 mascherine, che sono in fase di distribuzione, |
|
prioritariamente destinate agli operatori che accedono dall'esterno. Da oggi, |
|
d'intesa con la Protezione civile, anche in conseguenza dell'estensione della |
|
cosiddetta zona protetta a tutto il territorio nazionale, verranno effettuati i |
|
tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo, in aggiunta alle operazioni di |
|
pre -triage. È evidente che tutti questi sforzi, profusi dall'amministrazione al |
|
solo scopo di evitare che l'epidemia si faccia largo nelle carceri, rischiano di |
|
essere gravemente compromessi dalle rivolte di questi giorni che hanno causato |
|
l'inagibilità di un numero elevatissimo di posti detentivi. A Modena, per |
|
esempio, gran parte dell'istituto è diventata inagibile. Stiamo parlando di |
|
rivolte portate avanti da almeno 6.000 detenuti su tutto il territorio |
|
nazionale, quasi contemporaneamente, che di fatto hanno messo in evidenza le già |
|
note carenze strutturali del sistema penitenziario. Ora, possiamo anche |
|
imbatterci - come qualcuno ha fatto - in una lunga disquisizione tra visione |
|
securitaria e visione trattamentale. A tal proposito, sarebbe abbastanza |
|
semplice replicare che, da quando sono Ministro della giustizia, ho previsto |
|
2.548 agenti di polizia penitenziaria in più, di cui 1.500 già in servizio e 754 |
|
prossimamente. Quanto all'area trattamentale, ho previsto un numero di |
|
protocolli di lavoro che non ha precedenti, senza considerare gli investimenti |
|
dell'ultima legge di bilancio, che rafforzano enormemente il profilo della |
|
rieducazione. Sono circostanze ben note all'attuale maggioranza, ma anche a una |
|
parte dell'opposizione, che era al Governo quando sono stati fatti gli |
|
investimenti che sto continuando a portare avanti. E potremmo anche provare ad |
|
avventurarci nelle responsabilità di un sistema strutturalmente fatiscente, |
|
fingendo di non sapere che si tratta del risultato di un disinteresse per |
|
l'esecuzione della pena accumulato nei decenni. Ma io propongo di dirci |
|
semplicemente la verità: negli ultimi anni si sta facendo il possibile per |
|
garantire un sistema che rispetti la dignità dei lavoratori e dei detenuti nel |
|
mondo penitenziario. È giusto che tale impegno si intensifichi proprio in questo |
|
periodo, in cui la salute di tutti deve essere tutelata, ed è giusto ascoltare |
|
le rivendicazioni che arrivano anche dai detenuti che rispettano le regole e che |
|
dimostrano di seguire un percorso di rieducazione vero. Ma dobbiamo anche avere |
|
il coraggio e l'onestà di dire che tutto questo non ha nulla a che fare con gli |
|
incendi, i danneggiamenti, le devastazioni, addirittura le violenze contro gli |
|
agenti della polizia penitenziaria. Ribadisco che stiamo lavorando senza sosta |
|
nel quadro di una più ampia battaglia contro il coronavirus. La task force |
|
all'interno del Ministero sta preparando possibili interventi per garantire da |
|
un lato i poliziotti penitenziari e dall'altro lato i detenuti. Ma bisogna |
|
mantenere la calma ed essere uniti con una consapevolezza: questo è un momento |
|
difficile per il Paese. È nostro dovere chiarire tutti insieme che lo Stato |
|
italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all'illegalità. Dichiaro |
|
aperta la discussione sull'informativa del Ministro della giustizia. È iscritto |
|
a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà. Signor Presidente, signor Ministro, |
|
credo, prima di tutto in questo momento che è veramente drammatico per l'Italia, |
|
che il nostro dibattito si debba ritrovare su un punto fondamentale: esprimere |
|
solidarietà e gratitudine alla polizia penitenziaria e al personale che lavora |
|
nelle carceri, che in questo momento, esattamente come i medici e gli |
|
infermieri, meritano il plauso di tutta la Nazione. Grazie a loro possiamo |
|
sperare di rimanere in piedi. Secondo me bisogna anche usare, per quanto ci è |
|
possibile, un linguaggio di verità. Quando il Ministro poco fa ha ricordato un |
|
disinteresse accumulato per anni, problemi come il sovraffollamento e condizioni |
|
di carcerazione che tante volte non rispondono ai criteri minimi di dignità, ha |
|
detto la verità. Purtroppo ce ne dobbiamo far carico, perché pensare che si |
|
possa addebitare a lui o a gli ultimi Ministri una situazione che viene da |
|
lontano è profondamente sleale, in termini personali e politici. Sleale perché |
|
la stessa tipologia dei disordini e le morti che sono purtroppo avvenute in |
|
queste circostanze, alcune delle quali ormai acclarate e collegate a un uso di |
|
metadone e di sostanze stupefacenti assunte negli assalti alle infermerie e alle |
|
strutture sanitarie, ci confermano ancora una volta che c'è una spirale tra |
|
l'approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, i colloqui con i familiari, la |
|
permanenza in carcere e il sovraffollamento. Tutto questo si tiene assieme in un |
|
unico circuito perverso, che rende le carceri molto spesso aree di produzione di |
|
nuove emarginazioni. Pensate alle persone che hanno sbagliato, che hanno magari |
|
gravemente sbagliato e vorrebbero semplicemente riprendere un percorso di |
|
reinserimento nella società, come la nostra Costituzione assicura loro. Queste |
|
situazioni vengono da lontano. In questi giorni ci sono state delle proteste. |
|
Colleghi, qui dobbiamo intenderci su un punto; ho delle idee forse sbagliate, ma |
|
chiare: secondo me siamo in una guerra mondiale. Questa è la terza guerra |
|
mondiale che la nostra generazione è impegnata a vivere. Non è qualcosa di |
|
minore, ma è destinato a cambiare le nostre abitudini assai di più che l'11 |
|
settembre. Ricordo, da presidente della Camera dei deputati di allora, come |
|
abbiamo vissuto l'11 settembre e che cosa ci ha obbligato a fare. Certo, ci ha |
|
obbligato a cambiare alcuni nostri comportamenti. Probabilmente da allora, |
|
quando andiamo negli aeroporti, i controlli sono più stringenti, ma è nulla |
|
rispetto a quello che sta accadendo oggi, che mina anche i nuclei familiari e |
|
mette le persone nelle condizioni di non potersi vedere per paura dei contagi. |
|
Davanti a questo scenario da guerra mondiale, il Ministro ci è venuto a riferire |
|
di disordini che sono stati organizzati. Infatti è impossibile che potessero |
|
scoppiare contemporaneamente sull'intero territorio nazionale e hanno diviso la |
|
popolazione carceraria tra le persone perbene, che avevano l'autentica |
|
preoccupazione in ordine al coronavirus e hanno fatto proteste civili, |
|
finalizzate a colloqui con i dirigenti dei carceri (questi carcerati non vanno |
|
abbandonati, perché si sono comportati con rispetto verso la legalità e le |
|
istituzioni dello Stato), e gli altri, che sono come quei sabotatori che durante |
|
le guerre mondiali agivano non contro il nemico, ma all'interno delle linee |
|
amiche. Questi personaggi, queste violenze organizzate e questi criminali devono |
|
avere dallo Stato la risposta di una tolleranza zero: non è possibile parlare di |
|
atti di clemenza o di alleggerimento della pena davanti a questi facinorosi, che |
|
devono avere una sola risposta dallo Stato: quella della fermezza nel far |
|
rispettare le regole. Colleghi, stiamo attenti: questa è l'avvisaglia di quello |
|
che rischiamo di veder accadere tra qualche giorno in altri settori del nostro |
|
Stato, se la risposta non sarà ferma e decisa. Non siamo uno stato dittatoriale |
|
e non vogliamo che il coronavirus trasformi l'Italia in uno stato dittatoriale, |
|
perché amiamo la democrazia e perché questi banchi sono le espressioni di una |
|
vita democratica. Anche i nostri contrasti, anche quelli che abbiamo avuto con |
|
lei, signor Ministro, sulla prescrizione, sono figli di una vita democratica che |
|
vogliamo rispettare. Però, colleghi, la vita democratica in momenti di emergenza |
|
come questi, mentre i nostri vecchi rischiano di non avere la possibilità di |
|
essere curati negli ospedali, va alimentata non solo con la comprensione, ma |
|
anche con l'inflessibilità nel rispetto della legge. Allora, signor Ministro, mi |
|
sento confortato dalle sue parole e ancor più mi sento confortato dai suoi |
|
comportamenti nei prossimi giorni, perché credo che su questa frontiera delle |
|
carceri, purtroppo, rischiamo di giocarci in questi momenti qualcosa che nelle |
|
prossime ore - Dio non voglia - potremmo doverci giocare in altri ambiti. Lo |
|
Stato ci deve essere, perché se potremo superare il coronavirus, lo dovremo |
|
certamente all'intelligenza dei cittadini, ai comportamenti che cambiano della |
|
gente, ma anche al fatto che lo Stato ci sia e faccia rispettare le regole. |
|
Signor Presidente, partiamo dall'assunto che la violenza non è accettabile e non |
|
si fanno trattative con chi devasta le strutture carcerarie, con chi evade, con |
|
chi crea disordini o colpisce gli agenti di polizia penitenziaria, a cui va |
|
tutta la nostra solidarietà e il ringraziamento per il lavoro che hanno svolto e |
|
stanno svolgendo, devo dire, in pochissimi rispetto alla popolazione carceraria. |
|
Con coloro che hanno generato tale violenza non si può aprire alcun tipo di |
|
trattativa. Però, caro Ministro, non è accettabile nemmeno l'incompetenza, oltre |
|
che la violenza. Il capo del DAP ha gravissime responsabilità in questa vicenda |
|
ed è bene che vada a casa perché non si può far finta che nulla sia accaduto. La |
|
tempesta perfetta di un'Italia zona rossa sanitaria ed economica, a cui si somma |
|
lo tsunami che arriva dalle carceri - l'emergenza nell'emergenza - è qualcosa |
|
che non possiamo permetterci. In quelle carceri così affollate c'è lo specchio |
|
di quelle politiche giustizialiste che tante volte abbiamo contestato. In questi |
|
anni, attraverso politiche sbagliate, si è reso più facile l'ingresso in |
|
carcere; sono state rese più lunghe le condanne ed è stato reso più difficile |
|
uscire dal carcere, con un'idea perversa che si è incuneata nella nostra |
|
democrazia, e cioè che quanta più gente c'è in galera tanto più il nostro |
|
sistema di giustizia e di sicurezza funziona. È l'esatto contrario, signor |
|
Ministro: rieducare, dice la nostra Costituzione, e invece noi ci esaltiamo |
|
quando riusciamo a dire e a gridare di mettere sotto chiave, di punire. |
|
Sessantamila persone l'una sull'altra in quelle celle; persone costrette in |
|
condizioni pietose, tra l'altro con una previsione di crescita della popolazione |
|
carceraria che arriverà nei prossimi anni a 70.000 unità, in una condizione per |
|
cui, al contrario, le strutture carcerarie cresceranno in numero e in dimensioni |
|
in maniera inversamente proporzionale a quanta gente andrà in carcere. Non è |
|
semplice per nessuno, ma ce la stiamo mettendo tutta. Tutto questo, tra l'altro, |
|
quando l'indice di delinquenza - per fortuna, grazie alle Forze dell'ordine e |
|
grazie alle azioni messe in campo in questi anni - sta calando. Non c'è più la |
|
lotta armata in questo Paese e la mafia ha abbassato il livello della sua |
|
violenza; quindi, aumenta la presenza di detenuti nelle nostre carceri in un |
|
contesto in cui, invece, il nostro Paese ha dimostrato di saper mettere in campo |
|
condizioni di sicurezza adeguate. Naturalmente, condivido quanto detto dal |
|
presidente Casini, ovvero che non si può imputare a lei, signor Ministro, la |
|
condizione delle carceri in questo momento, però sicuramente mi chiedo come si |
|
faccia a non comprendere - da parte di chi dirige le carceri in Italia - che in |
|
questa situazione così drammatica basta pochissimo per scatenare il caos. Come |
|
si è fatto a non comprendere che, con il dilagare del coronavirus e con le nuove |
|
misure sacrosante di sicurezza che bisognava mettere in campo (la riduzione del |
|
contatto esterno, il divieto delle visite ai familiari, la limitazione |
|
all'apertura delle celle) si potesse scatenare il disastro a cui abbiamo |
|
assistito in tutta Italia. Credo che tutto questo fosse abbastanza prevedibile, |
|
soprattutto da parte di chi - come il capo del DAP - dovrebbe avere un contatto |
|
diretto con il personale, con il direttore delle carceri, persone straordinarie |
|
che, se fossero state consultate, probabilmente avrebbero suggerito modalità di |
|
applicazione degli stessi provvedimenti completamente diverse. Misure del genere |
|
assunte in questa maniera nascono da un'idea abbastanza disumana secondo la |
|
quale chi entra in carcere, smette di essere uomo e diventa cosa. Ebbene, credo |
|
che l'impostazione messa in campo dal DAP abbia scatenato tutto, insieme alle |
|
modalità utilizzate per applicare le misure. I detenuti, come dicevo, sono |
|
considerati alla stregua di oggetti e non di persone. Al contrario, se gli |
|
stessi fossero stati responsabilizzati e coinvolti, se si fosse detto loro che |
|
le misure prese erano finalizzate anzitutto a tutelare le loro condizioni di |
|
salute e le condizioni di salute dei loro familiari, probabilmente non ci |
|
sarebbe stato tutto il caos che si è invece generato, signor Ministro. Da questo |
|
punto di vista, abbiamo la necessità di stare sicuramente uniti; di prendere |
|
misure straordinarie e - ripeto - anche dure nei confronti di chi si è reso |
|
responsabile di atti di violenza all'interno delle strutture. Dall'altro lato, |
|
però, bisogna anche riuscire a costruire condizioni affinché, in contesti così |
|
delicati come le carceri, nella situazione in cui versano e che ho rappresentato |
|
nel mio intervento, si sia più accorti nel prendere provvedimenti così |
|
straordinari. Lei, Ministro, doveva anticipare ciò che è accaduto. Se chi dirige |
|
il DAP avesse costruito, con gli operatori e con tutti coloro che vivono le |
|
carceri giorno per giorno, i provvedimenti da assumere e le modalità per |
|
assumerli, probabilmente ci saremmo trovati in una condizione diversa. Per |
|
questo, signor Ministro, pensiamo che non si possa silenziosamente far finta di |
|
nulla: bisogna agire duramente nei confronti degli autori delle violenze e dei |
|
disordini, ma bisogna anche agire su chi è stato responsabile di tutto questo, |
|
che è il capo del DAP, e noi chiediamo che venga rimosso. Signor Presidente, |
|
onorevoli colleghi, signor Ministro, quale esponente del Gruppo Fratelli |
|
d'Italia ho un atteggiamento che definisco patriottico e personalmente cerco |
|
sempre di collaborare quando si parla di questioni che riguardano l'interesse |
|
nazionale. Ho ascoltato la sua relazione, ma nonostante i miei sforzi, mi |
|
perdoni, Ministro, sicuramente per un mio limite personale, non sono riuscito a |
|
capire bene quale sia la sua linea e cosa voglia fare effettivamente per |
|
risolvere il problema della situazione carceraria. Lei è venuto qui in Aula e ci |
|
ha fatto un elenco di fatti che già la cronaca televisiva e i social ci avevano |
|
ben delineato, senza darci un'idea precisa di ciò che vorrà fare in futuro. Qui |
|
non si tratta di scaricare su di lei le responsabilità passate. Dobbiamo sapere |
|
cosa vogliamo fare per risolvere la situazione da oggi in avanti. La sua |
|
relazione, Ministro, poteva essere benissimo letta da un qualsiasi funzionario |
|
che si limitasse ad una mera elencazione dei fatti. Da lei avremmo preteso e |
|
pretendiamo qualcosa di più: una presa di posizione politica, perché lei |
|
rappresenta la responsabilità di questo Dicastero, una posizione che andasse al |
|
di là degli scontati ma dovuti apprezzamenti alla polizia penitenziaria e alle |
|
forze di polizia in genere. Vogliamo, quindi, sapere cosa ha intenzione di fare |
|
riguardo alle ormai ripetute richieste, agli appelli inascoltati di chi |
|
quotidianamente rischia la vita al servizio dello Stato. Da tempo Fratelli |
|
d'Italia ha sollevato la questione, richiamando la sua attenzione sulle |
|
possibili situazioni di rischio che la vicenda del coronavirus avrebbe potuto |
|
creare nelle carceri, se non ben monitorata e anticipata per tempo. Non che noi |
|
di Fratelli d'Italia siamo dei grandi scienziati. Basta un minimo di buon senso |
|
e soprattutto una conoscenza non dico approfondita, ma perlomeno generale della |
|
situazione che c'è all'interno delle carceri italiane. Il sovraffollamento ormai |
|
generalizzato dei detenuti in strutture non idonee, personale non adeguatamente |
|
protetto e sotto organico e una popolazione carceraria eterogenea creano le |
|
condizioni ideali per trasformare le carceri italiane in potenziali polveriere e |
|
a questo si è aggiunto il coronavirus. In quella occasione le abbiamo chiesto |
|
maggiore attenzione per gli operatori della polizia penitenziaria, che già |
|
operano in una situazione di precaria sicurezza sia fisica che sanitaria. |
|
Purtroppo, siamo stati facili profeti, alla luce delle rivolte che ci sono state |
|
- perché queste sono rivolte, non sono proteste - in varie carceri da Salerno a |
|
Modena, da Foggia a Pavia, a Roma, Napoli, Frosinone e Prato, con devastazioni e |
|
gravissimi danni alle strutture, purtroppo con vittime (dobbiamo piangere delle |
|
vittime), feriti e contusi. Dopo la prima avvisaglia, Ministro, dopo Salerno, |
|
abbiamo pensato che lei potesse intervenire tempestivamente, ad esempio, come le |
|
avevamo chiesto, sospendendo tutti quei provvedimenti attinenti la sorveglianza |
|
dinamica. Chiedevamo risposte certe e forse si sarebbe potuto evitare il peggio. |
|
Lei doveva essere il primo a preoccuparsi di questo e non l'ha fatto. Non ha mai |
|
ascoltato non dico noi di Fratelli d'Italia - questo lo posso anche capire - ma |
|
quei lavoratori che, come dicevo, tutti i giorni fanno il loro lavoro, in |
|
maniera sempre più precaria, creando persino una spaccatura fra lei e loro. Non |
|
a caso, tutte le più importanti sigle sindacali hanno deciso - se non sono stato |
|
informato male, Ministro - di non partecipare al tavolo che lei aveva convocato, |
|
di fatto delegittimando la sua persona in questo ruolo. |
|
|